I cantieri della storia by Federico Rampini

I cantieri della storia by Federico Rampini

autore:Federico Rampini [Rampini, Federico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-10-22T12:00:00+00:00


In questa lettera Sachs, senza citarlo, ragiona proprio come Marshall. Guarda all’efficacia delle scelte politiche, ai benefici nel lungo termine, più che alla loro moralità. L’investimento fatto da Marshall – e da tutta la classe dirigente americana attorno a lui – ha consentito un miracolo che alla lunga si è esteso anche nella sfera morale: è la lenta metamorfosi della Germania in una potenza che ha fatto i conti con il suo passato, ha abbracciato i valori della democrazia, il pluralismo e il rispetto dei diritti umani. Addirittura una «potenza erbivora», è stata definita, per la sua rinuncia al militarismo. Questo non era affatto scontato nel dopoguerra.

Fedele allo spirito di Marshall, si può dire che lo sia rimasto anche Helmut Kohl, il cancelliere della riunificazione tedesca. Il capolavoro politico di Kohl nel 1990 consiste nel realizzare l’unità della nazione mantenendola ancorata in Europa e nella Nato, anziché tornare a farne una potenza autonoma a metà strada tra Est e Ovest, con tentazioni egemoniche rivolte verso i due lati.

Unico militare a ricevere il Nobel per la pace, il generale Marshall nel suo discorso di accettazione fa un riferimento storico illuminante. È l’11 dicembre 1953. Il salvatore dell’Europa a Oslo dichiara: «Vorrei fare una menzione speciale sugli anni della Pax Romana, che durò per quasi due secoli dell’era cristiana. Lo faccio a causa di un evento personale, che mi lasciò una profonda impressione nella primavera del 1919». Marshall spiega che, mentre combatteva nella prima guerra mondiale, al quartier generale delle forze americane a Chaumont, in Francia, si era imbattuto in un libro di storia della Gallia. Leggendolo, si era accorto che le legioni romane erano di stanza a Colonia, Coblenza, Magonza e Treviri. «Cioè nella stessa posizione» dice il generale «delle truppe alleate diciotto secoli dopo.» Nel discorso del Nobel, Marshall riflette sul pericolo di dimenticare le lezioni della storia. «Per adesso la pace in Europa richiede la forza militare. Ma in futuro mantenere vaste forze armate a tempo indefinito non è realistico, non è la base per una politica promettente.»

Nell’Europa del 2020 il Piano Marshall ha avuto un revival d’attenzione comprensibile. Senza che siano paragonabili a un conflitto militare, la pandemia e i lockdown hanno inflitto danni economici, disagi sociali e sofferenze umane forse senza precedenti dal periodo del dopoguerra. La Germania di Angela Merkel sembra aver riflettuto sulla lezione marshalliana, quando ha messo temporaneamente da parte il dogma dell’austerity. Il Recovery Fund è nato da preoccupazioni simili a quelle del 1947: una società troppo impoverita può subire la disgregazione e scivolare verso avventure politiche pericolose. Benché il suo sistema sanitario abbia retto la prova meglio di tanti altri, la Germania da sola non può farcela a risollevarsi, se attorno l’Europa sprofonda. Come l’America di Truman-Marshall, tre quarti di secolo dopo la Germania sembra aver scartato l’opzione isolazionista. La prova successiva è quella dell’efficacia. Ripetere gli exploit del Piano Marshall dipenderà dall’efficienza, dall’onestà, dal talento degli Stati che ricevono gli aiuti.

Si scoprono altre analogie tra il Recovery Fund del 2020 e



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